CHI SIAMO – L’Associazione Bambini senza sbarre Ets è impegnata, in Italia e all’estero, nella tutela dei diritti dei bambini, in particolare dei figli di persone detenute. Lavora da 20 anni per dare sostegno psicopedagogico ai genitori detenuti e ai figli, colpiti dall’esperienza di detenzione di uno o entrambi i genitori. Il suo lavoro si articola, ad oggi, in 15 azioni dentro e fuori gli istituti penitenziari, impegnandosi anche nella comunicazione, advocacy e sensibilizzazione a livello nazionale e internazionale. Il 21 marzo 2014 ha firmato con il Ministro della Giustizia, l’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, la prima “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti” in Europa. Fa parte di COPE (Children of Prisoners Europe), del Gruppo CRC ed è consultant member di Ecosoc dell’Onu.
L’interruzione dei legami affettivi tra genitori detenuti e figli, come statisticamente provato, può incrementare fenomeni di abbandono scolastico, devianza giovanile, disoccupazione, illegalità, disagio sociale e aumentare i casi di detenzione tra i figli di genitori detenuti.
L’associazione Bambinisenzasbarre nasce come gruppo nel 1997 dall’Associazione Cuminetti presente in carcere con attività culturali, nel 2002 si costituisce in associazione senza scopo di lucro con il sostegno della Fondazione olandese Bernard van Leer, (impegnata dal 1949 nel sostegno di attività che promuovono lo sviluppo della prima infanzia in 40 Paesi). È presente in Calabria, Campania Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto e sul territorio come agenzia psicopedagogica specializzata.
Fa parte della Rete Europea per i figli di genitori detenuti Children Of Prisoners Europe (COPE, ex EUROCHIPS) con sede a Parigi, fondata nel 2000 con il sostegno della Fondazione olandese Bernard van Leer, per sensibilizzare sulla realtà dei bambini separati dai propri genitori detenuti e collegare le realtà impegnate su questo tema in Europa.
Attualmente la Rete è presente in Italia (con Bambinisenzasbarre nel Consiglio) e in oltre venti Paesi nel mondo.
L’associazione ha firmato il 16 dicembre 2021 il terzo rinnovo della “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti”, insieme al Ministro della Giustizia Marta Cartabia e alla Garante Nazionale dell’Infanzia e Adolescenza Carla Garlatti. La Carta è un documento unico in Europa che impegna il sistema penitenziario del nostro Paese a confrontarsi con la presenza quotidiana del bambino in carcere, se pure periodica, e con il peso che la detenzione del proprio genitore comporta.
La missione di Bambinisenzasbarre è promuovere il mantenimento della relazione figlio genitore durante la detenzione e sensibilizzare la società civile perché si faccia carico dei diritti umani, sanciti dalle convenzioni internazionali, in favore dei minori separati dai propri genitori detenuti, affinché il diritto alla genitorialità venga garantito, culturalmente assimilato e reso parte del sistema valoriale.
Il carcere è il luogo in cui è maggiormente necessario tutelare questo diritto per contrastare le possibili conseguenze dovute alla interruzione dei legami affettivi, dannose anche per la comunità, che vede, come statisticamente provato, aumentare i casi di detenzione nelle biografie dei figli di genitori detenuti, incrementare fenomeni di abbandono scolastico, devianza giovanile, disoccupazione, illegalità, disagio sociale.
Un intervento di sostegno e accompagnamento della relazione genitoriale durante l’esperienza della carcerazione si configura quindi come intervento di prevenzione sociale.
È un intervento che si rivela duplice in termini di prevenzione: aiuta a prevenire le difficoltà emozionali e relazionali del bambino e il loro effetto negativo sul suo sviluppo psicoaffettivo e aiuta il genitore a conservare e continuare a svolgere il suo ruolo genitoriale.
L’associazione è presente in carcere con i suoi interventi, diventati negli anni laboratori permanenti e osservatorio di buone pratiche, e sul territorio nazionale (Rete Relais Itala) come agenzia psicopedagogica specializzata e di formazione.
L’associazione ha infatti affrontato il tema della relazione figli-genitori detenuti impegnandosi in attività operative che potessero dare una risposta concreta alle richieste di aiuto dentro e fuori dal carcere, provenienti dai genitori detenuti e dalle loro famiglie.
Tutte le azioni vengono programmate a partire dai “punti di ascolto sulla genitorialità in carcere” dove, attraverso colloqui individuali di sostegno psicologico, viene favorito un processo di consapevolezza su vari aspetti della relazione genitore-figlio e sui diritti e doveri dell’essere genitore.
I laboratori sulla maternità e i laboratori sulla paternità presso le carceri sono strumenti formativi e di informazione per i genitori detenuti e rappresentano un osservatorio permanente che alimenta una ricerca/mappatura permanente sulla genitorialità, che cerca di integrare gli aspetti della pratica con le teorie psicopedagogiche applicate all’ambito penitenziario.
Lo “Spazio Giallo”, spazio integrato socioeducativo di accoglienza dei bambini che si preparano al colloquio con il genitore detenuto, si è rivelato uno strumento decisivo di collegamento col territorio e di intercettazione e prevenzione di situazioni di disagio e di fragilità sociale.